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"Gli amorevoli giustizieri", come i racconti più brevi che seguono, costituisce un esempio di narrativa contemporanea di raro e prezioso livello, sia quanto a letterarietà di stile (qualcosa di pressoché inesistente ai nostri giorni), sia quanto a originalità di contenuti. Le figure femminili che ci parlano da queste pagine essenziali e impietose sono proiezioni di un ego complesso ed esigente, tormentato da quella che può sembrare una vocazione alla sofferenza: sofferenza che è anche e soprattutto condizione esistenziale privilegiata per la "cognizione del dolore", inesausta speculazione del vero nascosto dalle ingannevoli apparenze del "reale". Ester, Ottilia, Rosvita e tutte le altre creature "elette" dell'agghiacciante mosaico di Paola Faccioli, vittime designate che non hanno forza né voce per ribellarsi, sono in realtà le testimoni-martiri di una struttura sociale animata "dalle migliori intenzioni".